
Instagram Bans Plastic Surgery Filters
Nasi stretti e rimpiccioliti, labbra pompate e effetto lifting del viso: stiamo parlando dei filtri AR effetto “chirurgia plastica”, l’ultima moda delle insta-stories.
Ma da oggi tutti questi effetti che idealizzano il potenziale aspetto degli utenti dopo un intervento di chirurgia estetica non saranno più disponibili sulle piattaforme.
Instagram dunque continua la sua battaglia di tutela ai suoi utenti contro i contenuti potenzialmente destabilizzanti del social: dopo la scomparsa dei like e della sezione “segui“, dopo aver decretato il ban ai post che sponsorizzano diete miracolose e prodotti dimagranti ingannevoli, la società di Mark Zuckerberg se la prende con i filtri “deformanti”, a tutela del benessere psicofisico dei suoi utenti.
La nascita dei filtri effetto chirurgia
Lo scorso agosto un aggiornamento dell’app Instagram aveva rilasciato Spark AR, il tool che permette agli utenti di creare effetti virtuali personalizzati, come animazioni e filtri viso, che si sovrappongono a immagini e video, modificandone il contenuto. Se all’inizio i primi filtri vedevano comparire semplici fiorellini o animazioni con le orecchie stile snapchat, gli ultimi rilasciati sembrerebbero avere tutti una caratteristica comune: il “perfezionamento plastico” dei soggetti.
Tra questi i più rappresentativi sono «Plastica», usato 200 milioni di volte, che ricrea l’esito di interventi di chirurgia estetica molto invasiva sul viso. C’è poi «Holy Natural», che poco si addice al suo nome. Di naturale c’è poco e niente: zigomi in rilievo, labbra esagerate e tante lentiggini che poggiano su un naso stretto e rimpicciolito. E tanti, veramente tanti altri.
Il trend in questione, in realtà, era nato con tutt’altro spirito, come ha affermato Daniel Mooney, autore del filtro chiamato “Fix-Me” che imita gli effetti della chirurgia plastica estrema utilizzando gli inconfondibili segni di pre-intervento operatorio, in un’intervista alla BBC.
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“FixMe avrebbe sempre dovuto essere una critica della chirurgia plastica, mostrando il lato meno affascinante del processo chirurgico attraverso i segni e i lividi.
La mia intenzione non era quella di mostrare un’immagine” perfetta”, come puoi vedere nel risultato finale. La perfezione è sopravvalutata.”
E invece l’interpretazione degli utenti ha totalmente ribaltato il punto: sono emersi centinaia, migliaia di filtri che non solo riprendevano questo effetto “plastic”, ma che tendevano a naturalizzarlo il più possibile. Più l’effetto risultava “credibile”, più appiglio risultava avere sugli utenti.
SOS SOCIAL(E)
Questa moda ha allarmato psicologi ed esperti, che hanno visto in questo riscontro positivo tra gli utenti un potenziale sintomo di insoddisfazione generale legata agli stereotipi della bellezza. A riprova di queste preoccupazioni, una ricerca ha evidenziato che questi filtri che cambiano i lineamenti in un certo qual modo finiscano per intaccare proprio la percezione di se stessi, e che le persone tendano poi a sentirsi meno a loro agio con il loro “vero” aspetto, come se si identificassero più con la loro immagine distorta/corretta piuttosto che con quella del riflesso dello specchio.
Instagram è rimasto ad osservare fino a quando gli insights di questi filtri non hanno appurato le teorie di coloro che criticavano il lasser-faire del social network. Così, con una dichiarazione di un portavoce del colosso Facebook, è stata decretata la messa al bando di questi filtri effetto chirurgia.
“Vogliamo che gli effetti di Spark AR siano un’esperienza positiva. Stiamo rivalutando le nostre politiche di comunicazione e il modo in cui si correlano al benessere personale degli utenti.
Mentre stiamo rivalutando le nostre politiche, rimuoveremo tutti gli effetti dalla galleria [effetti] associati alla chirurgia plastica, interrompendo l’ulteriore approvazione di nuovi effetti come questo e rimuoveremo gli effetti attuali se ci vengono segnalati.”
Cosa ne pensano gli utenti?
Inevitabile la scissione tra i pro e i contrari all’intervento di Instagram contro i filtri effetto chirurgia. C’è chi si compiace di questa presa di posizione, riconoscendo il ruolo dei social network come canali di educazione e di sensibilizzazione. Altri sostengono l’intervento vista la pericolosità che l’utilizzo di queste “maschere” potrebbe rappresentare a livello di salute mentale delle persone.
Dall’altro lato ci sono gli sviluppatori, che si vedono privati “ingiustamente” del loro prodotto. Molti sono gli utenti che invece accusano la piattaforma di aver preso una piega troppo censurata e poco permissiva. Altri ancora ne criticano l’ipocrisia: togliere i filtri, dopo mesi in cui sono stati a dir poco virali, è utile?