Meta Vs Siae

 

Uno degli aspetti più caratteristici di questo paese è la tendenza ad aver un atteggiamento marcatamente critico verso se stesso.

Facendo eccezione per la carbonara e l’attività di abbordaggio del gentil sesso, campi in cui abbiamo un presunto primato di cui siamo molto gelosi, non siamo mai davvero molto d’accordo col famoso slogan “Italians do it better”.

Una costante esterofilia emerge ogni volta che si parla di giustizia, di etica, economia e politiche sociali.

A noi l’ammericano ci piace proprio, ci piacciono i film, le bibite, la musica… le versioni nostrane di queste cose ci sembrano un po’ troppo “italiane”, per citare Stanis La Rochelle, grande attore dei nostri tempi.

mETA sIAE

 

Anche nel mondo della musica c’è un malcontento generale più o meno diffuso che riguarda il modo con cui in Italia viene gestita l’annosa questione dei diritti d’autore.

Troppa burocrazia, gestione macchinosa…

A causa di questo sottile malcontento abbiamo visto negli ultimi anni nascere realtà che per la prima volta hanno messo in dubbio il primato indiscusso della SIAE per quanto riguarda la gestione dei diritti sulla musica, come ad esempio Soundreef.

 

Che è successo?

Poi un giorno ci siamo svegliati, abbiamo fatto una storia sul nulla, eravamo lì pronti a condividere il nostro capolavoro, toccava solo scegliere la colonna sonora adatta… e invece niente.

Il mondo (digitale) aveva perso la musica.

Allora via, torna indietro, vai su Safari e cerchi:  “musica su Instagram non funziona”.

Ecco che mentre ti rendi che oggi non ci sarà Aranzulla a salvarti la story, leggi che la SIAE c’entra qualcosa.

Mancato accordo con Meta e telefoni in silenzio stampa.

Personalmente, ho subito pensato a qualche inceppo burocratico all’italiana oppure all’impreparazione della SIAE nel riconoscere il valore del mondo social…

Questo perché siamo sempre così propensi a prendere le parti dell’ammericano, ma stavolta no.

Ecco cose è successo:

  • Il 1° gennaio 2023 scade il contratto fra SIAE e Meta.
  • Meta fa una proposta a SIAE, che viene rifiutata, e rimuove canzoni dai social.
  • Siae parla di “una proposta unilaterale prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa”.

Meta avrebbe dato semplicemente un ultimatum senza aver fornito alla SIAE i dati per valutare l’effettivo valore dell’utilizzo dei brani da parte dei social Zuckerberg, cresciuto sicuramente durante il tempo trascorso dall’ultimo accordo preso nel precedente contratto.

Meta

Chi ha ragione Meta o SIAE?

Ebbene stavolta la Siae sta dicendo la verità.

Questa volta l’ammericano ha fatto il prepotente e la SIAE, che in confronto al colosso di Zuckerberg è una pulce, stavolta ha deciso di avere la tosse.

Il 21 aprile scorso, infatti, è intervenuta l’Agicom e ha invitato Meta a riprendere le trattative con la Società Italiana degli Autori ed Editori per ripristinare l’equilibrio nel rapporto commerciale tra le due parti.

L’Antitrust ha ordinato a Meta di fornire tutte le informazioni necessarie per consentire a SIAE di ripristinare l’equilibrio nel rapporto commerciale tra le due parti e, previa autorizzazione di SIAE, di ripristinare la disponibilità dei contenuti musicali su Facebook e Instagram.

 

Non è finita qui…

Qualche giorno fa la musica è finalmente tornata su nostri amati social.

Meta ha dovuto smettere di dare ultimatum ridicoli e SIAE si è dichiarata disposta a rimettere a disposizione del colosso americano la musica con un accordo transitorio che vedrà estese le condizioni del precedente contratto fino al 6 ottobre 2023.

E poi? E poi mi ritroverò qui a scrivere un altro articolo su Mogol e Zuckerberg che si prendono a pizze (contrattuali).

Nel frattempo, mi piacerebbe che si riflettesse un attimo sul fatto che il paese dell’omertà, l’Italia del “fatti i ca**i tuoi e campi cent’anni”, stavolta, unico fra centinaia di paesi, ha avuto il coraggio di dire NO.

Dovremmo forse cominciare ad andare più fieri di questo tipo di gesti, almeno quanto andiamo fieri della supremazia del guanciale sul bacon…