Nuovo logo per Facebook, ma non stiamo parlando del social Network.
Squadra che vince… si cambia.
Nella nostra epoca, così frenetica, il cambiamento è l’unica possibilità di sopravvivenza.
Anche chi riscuote successo non può esimersi dal guardare dal binocolo, vedere cosa sta arrivando da lontano e prepararsi ad accoglierlo.
Giusto per fare un esempio recente:
Vi ricordate Block Buster? Era una delle aziende più ricche del mondo, ma commise l’errore di riporre il binocolo nel cassetto, si illuse che il mondo avrebbe usato una sola tecnologia usque ad finem, arrivò lo streaming a soppiantare i dvd, ed ora siamo qui a dirci: “Vi ricordate Block Buster?”
Cambiare sempre, adeguarsi, capire il contesto e modificare le proprie posizioni
Anche nel mondo del marketing cambiare è imprescindibile e, come se non bastasse, bisogna farlo bene, altrimenti il cambiamento assumerà i tratti di un suicidio commerciale.
Due settimane fa, Facebook, 5° brand più ricco del mondo, ha deciso di cambiare e ha presentato il suo nuovo logo.
Un cambiamento che sa più di rivoluzione che di restyling.
Il nuovo logo di Facebook è solo il primo degli step che porteranno il colosso di Manlo Park alla chiarificazione di un assetto societario che fino ad oggi risultava un pochino confuso.
Il logo non andrà, infatti, a sostituire la scritta blu che designa il social network con cui iniziò l’avventura di Mark Zuckerberg nella Silicon Valley, ma sarà il nome dell’azienda proprietaria di WhatsApp, Instagram, Workplace, Oculus e Libra.
Verrà fatta finalmente una distinzione fra azienda e app.
I motivi che hanno spinto Facebook ad intraprendere questa strategia sono molteplici.
Dopo le accuse che si sono riversate su Facebook, in occasione delle elezioni presidenziali americane del 2016 (leggi qui per un approfondimento) e durante lo scandalo Cambridge Analityca, si è avvertita l’esigenza di proteggere i singoli brands dalle polemiche che interessano la compagnia in sé.
La nuova strategia punta a voler dare la sensazione di una netta distinzione tra la compagnia Facebook e i brand che possiede, incluso Facebook, inteso come Social Network.
Antonio Lucio, Chief Marketing Officer, ha ammesso che era stata vagliata l’ipotesi di dare un nuovo nome alla compagnia, per svincolarla dalle controversie di cui era stata protagonista, ma, a suo avviso, sarebbe potuto sembrare, agli occhi del grande pubblico, come un tentativo di fuga dalle proprie responsabilità.
Probabilmente ha avuto un ruolo determinante la necessità di voler rendere chiara l’appartenenza di WhatsApp, Instagram e Facebook ad un unico ente, dato che, come dimostra uno studio del Pew Research Center, solo il 29% degli americani ne è al corrente.
Il nuovo logo di Facebook Company, dunque, fa parte di una strategia di rebranding, che ha l’obiettivo di rendere il marchio Facebook neutrale e flessibile a livello cromatico, in modo da potere essere percepito come un grande fattor comune dei brands che possiede, come Whatsapp e Instagram.
A partire da giugno sulla Login Page di Instagram e Whatsapp, infatti, campeggerà una camaleontica scritta “from Facebook”, che apparirà verde su Whatsapp e a gredienti di colori su Instagram.
Antonio Lucio spiega che “Quando le persone capiranno che dietro le app che utilizzano ogni giorno c’è Facebook, cominceranno ad apprezzarlo di più”.
Ma c’è sempre un rovescio della medaglia.
Facebook ha previsto che, all’inizio, la strategia potrebbe rivelarsi leggermente controproducente nei confronti della Brand Reputation di Whatsapp.
È abbastanza chiaro che, associare il nome di una azienda come Facebook, che non gode di una grande fama in materia di rispetto della Privacy, a quello di un’app di messaggistica instantanea, non sembra essere una mossa un granché efficace.
In questo caso, ci sarà da pagare quella che Lucio chiama una “Brand Tax”, che alla fine, si spera, risulterà un investimento oculato.
Una mossa accentratrice, dunque, una dimostrazione di potere da parte di Mark Zuckerberg, ma le avvisaglie c’erano tutte.
Alla luce di questa nuova strategia non appare più un caso che, nell’ultimo anno e mezzo, tutti fondatori delle aziende acquisite da Facebook ( Brendan Iribe e Palmer Luckey di Oculus, Jan Koum e Brian Acton di Whatsapp, Kevin Systrom e Mike Krieger di Instagram ) abbiano visto bene di lasciarsi tutto alle spalle e partire per nuovi lidi, adducendo come motivo della loro dipartita una generica divergenza di visioni tra loro e il CEO di Facebook.
Zuckerberg aveva già avvisato il mondo, durante l’F8 del 2016, che sarebbero stati fatti dei cambiamenti al fine di rendere Facebook sempre di più una sorta di “ecosistema”.
Aveva previsto che tutto questo sarebbe accaduto nei prossimi tre anni da quel momento.
Tutto secondo i piani, Mark.