CLUBHOUSE, I SEGRETI DI UN SOCIAL NETWORK (QUASI) SEGRETO.

Nel caso a qualcuno mancasse, è finalmente arrivato il nuovissimo “erede di Facebook”.

Ci risiamo…

Clubhouse è solo l’ultimo di una lunghissima lista di Social Networks “eredi di Facebook” che abbiamo visto negli ultimi anni.

Nessuno, sebbene alcuni abbiano avuto un successo notevole, si è mai davvero avvicinato ai numeri del colosso di Menlo Park.

Facebook, d’altronde, ha quel fascino di rivoluzione culturale che non ha nessun’altro.

Che volete farci? Il primo amore non si scorda mai.

Tuttavia, oggi parliamo di un nuovo Social Network chiamato Clubhouse.

Ristretto, esclusivo, fatto di contenuti effimeri… ma ha anche dei difetti.

 

Di cosa si tratta?

Parole… parole… parole… (Se non ti suona in testa la voce di Mina, stai mentendo.)

Clubhouse è un Social Network fatto di parole, di voci, sussurri e risate.

Gli audio vocali sono l’unica forma di contenuto di Clubhouse e possono venire scambiati dagli utenti che occupano una cosiddetta “Stanza”.

Ci sono tre ruoli da assegnare nel momento in cui viene aperta una stanza: lo “speaker”, che tiene un eventuale discorso; i “listener”,che hanno facoltà di chiedere la parola; i moderatori, che fanno un po’ quello che gli pare, come dare o togliere la parola ed espellere utenti dalla stanza.

I contenuti sono totalmente effimeri, il che vuol dire che una volta abbandonata la stanza… puff! Verba volant.

“Un po’ pericoloso”, mi direte.

Chiaramente, condannare ogni discorso all’oblio può offrire l’occasione di una bella chiacchierata segreta tra personaggi non bene intenzionati.

In compenso Clubhouse offre la possibilità di segnalare ogni tipo di abuso, come episodi di bullismo o razzismo, ma l’importante è che le segnalazioni e i controlli siano tempestivi: una volta chiusa la stanza non ci sarà più nulla da controllare.

Un caratteristica peculiare di Clubhouse, è che, a differenza di ogni altro Social Network, l’iscrizione non è libera e per accedere è necessario l’invito di un utente.

Origini

Clubhouse nasce nel gennaio 2020, come creatura di una azienda chiamata Alpha Exploration, di recentissima fondazione anch’essa.

Si sa: dietro ad un grande Social Network c’è sempre un grande mucchio di soldi.

Il mucchio di soldi in questione ha un nome ed è quello del fondo di venture capital Andreessen Horowitz, già finanziatore di Facebook, Airbnb e tante altre startup di successo.

Pronti, via! Il suo fondatore Paul Davison, dopo pochi mesi, a fronte di un investimento di 12 milioni di dollari, valutava l’app già 100 milioni.

All’epoca della valutazione, Clubhouse contava ben 1500 utenti.

Proprio 1500, non ho scritto male!

Tempi strani, quelli di oggi: il presente non vale nulla, ma il futuro è venduto a peso d’oro.

Questo è lo strano caso di un Social Network che non conta i propri utenti, li pesa.

Oggi Clubhouse conta 2 milioni di utenti su smartphone rigorosamente Apple e si frega le mani al pensiero dei fiumi di investimenti che stanno per arrivare da ogni dove.

 

 

Spunti  futuri

Clubhouse, a modo suo, può essere una rivoluzione.

La mission di Clubhouse sembra quella di creare ex novo un social Network studiato appositamente per rispettare quelle tendenze e quelle regole che fanno ormai parte del mondo Social e a cui gli altri Network hanno dovuto faticosamente adattarsi, con non pochi problemi.

Clubhouse nasce dalla individuazione (ed esasperazione?) delle tre grandi tendenze che stanno caratterizzando il mondo dei Social Network.

  1. Predilezione verso contenuti audio. (aka “andavo di corsa e non ho fatto in tempo a imparare a leggere.”)
  2. Predilezione per i contenuti effimeri. (Qualcuno ha detto “Snapchat”?)
  3. Attenzione alla privacy.

Non importa se sarà “l’erede di Facebook” o meno,  Clubhouse finirà sicuramente per cambiare il volto del mondo Social.

 

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